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martedì 17 dicembre 2013

Un trascendentalista poco kantiano ... III


Per come Husserl delinei l'orizzonte della logica pura e per come intenda il suo rapporto e con la conoscenza in generale e con le singole scienze in particolare, pare chiaro, a mio avviso, come la ricerca logica descritta, sia nei suoi termini generali sia negli esempi concreti che seguono ai Prolegomeni stessi, non condivida nulla con la logica moderna, ma, piuttosto, si configuri espressamente in meri termini epistemologici, vale a dire che assume le sembianze di uno studio sulla validità di qualsiasi teoria. Come sostiene, infatti, Husserl stesso, la logica pura indaga un insieme delimitato di problemi inerenti tutti “all'idea della teoria”[1].


Il problema del regresso intenzionale alla sorgente unica dei molti vissuti psicologici dei soggetti è ridotto in questa sede, da parte di Husserl, ad uno studio dei limiti di validità della razionalità umana, ossia nei termini di una logica pura che funga da tecnologia normativa per il pensiero retto, vale a dire per tutte le conoscenze fondate, o, meglio ancora, come canone di validità, e significanza, per qualsivoglia teoria conoscitiva, attuale o anche solamente ipotetica.


I Prolegomeni alla logica pura, dunque, costituiscono un'introduzione non alla logica, ma a quella riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni anni dopo. 


Come a dire che, sia pure provocatoriamente, le Ricerche Logiche altro non siano se non una lunga introduzione alle Idee per una fenomenologia pura, dei lunghi Prolegomeni a queste ultime. Anche perché mettono in scena una logica che è pura solo a parole, e che, al contrario, fa impudica mostra di una sua vergognosa impurità. La ragione di ciò, a mio avviso, va ricercata nella concezione logica di Husserl secondo la quale è compito della logica accertare e chiarire “i concetti e le leggi che conferiscono ad ogni conoscenza significato obiettivo ed unità teoretica”[2]


Di conseguenza, dice ancora Husserl, nella parte conclusiva dei Prolegomeni, ai logici puri non interessa affatto il “fenomeno psichico concreto”[3] ma piuttosto “il giudizio logico”[4], vale a dire l'“enunciato significativo identico”[5] che resta “unico in rapporto ai molteplici vissuti di giudizio”[6].


In altri termini, nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a fuoco quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[7] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali e “catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure essenze delle cose, la dimensione eidetica delle stesse, anche del pensiero in quanto tale. 


Prima, però, è necessario “congelare” l'atteggiamento con il quale naturalmente le cose vengono percepite, al fine, cioè, di far emergere la loro natura essenziale o formale[8]. Prima di pervenire alla logica vera e propria, una sorta di logica più vicina alla logica moderna della variante pura sinora descritta, Husserl ritiene che sia necessaria una preliminare analisi fenomenologica “dei vissuti logici”[9] al fine di “dare significati determinati”[10] ai concetti logici fondamentali. 


La logica per Husserl è, dunque, una teoria della conoscenza che metta in chiaro gli elementi intrinseci ed eterogenei presenti tanto nelle rappresentazioni quanto nei concetti puri[11]. Detto altrimenti, la logica cui guarda il filosofo austriaco, naturalizzato tedesco, è una “logica filosofica, chiarificata a partire dalle fonti originarie della fenomenologia”[12].


L'intuizione alla base del metodo fenomenologico consiste nella riduzione che elimina quanto v'è di superfluo nei pensieri e li riduce, nel contempo, a quanto v'è di necessario, di essenziale[13]. Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione eidetica[14] dal momento che conduce all'eidos delle cose[15], ossia ai fenomeni nella loro manifestazione all'interno della coscienza di chi pensa[16]. Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[17], ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene conosciuto. Ed una volta fatto questo, si può preparare il terreno alla logica, vale a dire ad una determinata “teoria della conoscenza”[18].


Nelle Ricerche logiche, allora, e in conclusione, Husserl ha di mira non la logica, ma il meccanismo coscienziale che rende possibili i pensieri delle cose, ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti, il metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di fenomeni[19] e a partire dai quali diviene chiaro come si costruisca il significato dei contenuti dei vissuti logici.



Note
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1 Cfr. E. Husserl, Ricerche Logiche. Volume I, Net, Milano, 2005, p. 259. 
2 Ivi, p. 269. 
3 Ivi, p. 270. 
4 Ibidem
5 Supra
6 Ibidem
7 Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?, Giappichelli, Torino, 2009, p. 112: «Di diritto il Cogito è il soggetto trascendentale». 
8 Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico: una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento naturale, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm
9 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 272. 
10 Ibidem
11 Ivi, p. 280. 
12 Ivi, p. 281. 
13 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 121: «La grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza articolata e strutturata». 
14 Cfr. A. A. Bello, Husserl interprete di Kant, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91 KB], ISSN1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm
15 Cfr. E. Husserl, Idee per una fenomenologia pura e per una filosofia fenomenologica. Volume I, Einaudi, Torino, 2002, p. 15. 
16 Cfr. P. Ricouer, op. cit., p. 157: «L'atto di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno». 
17 Ivi, p. 191: «La gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione dell'apparire». Cfr. R. Bodei, La filosofia del Novecento, Donzelli, Roma, 20062, p. 109: «la coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa, dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa, da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame bipolare inscindibile e costitutivo». 
18 Cfr. E. Husserl, Ricerche … op. cit., p. 284. 
19 Cfr. R. M. Lupo, Questioni di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica, Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65 KB], ISSN 1128-5478, contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.

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