I prolegomeni alla logica
pura, almeno per come li intende e li scrive Husserl,
costituiscono un'introduzione doverosa non alla logica, ma a quella
riduzione fenomenologica che prenderà consistenza solo alcuni anni
dopo. 
Nelle Ricerche logiche Husserl cerca di mettere a fuoco
quel soggetto logico che altri non è se non il cogito[1] che successivamente verrà ridotto alle strutture fondamentali e
“catturato” in quello spazio di coscienza al cui interno hanno
luogo i fenomeni, ove è cioè possibile cogliere le pure
essenze delle cose, la dimensione eidetica delle cose, anche del
pensiero stesso. 
Prima, però, è necessario “congelare”
l'atteggiamento con il quale naturaliter le cose vengono
percepite e pensate, al fine, cioè, di far emergere la loro natura
essenziale o formale[2].
L'intuizione al base del metodo fenomenologico consiste appunto in
questa riduzione che elimina quanto v'è di superfluo nei
pensieri e li riduce, nel contempo, a quanto v'è di necessario, di
essenziale[3].
Si tratta, infatti, e sotto ogni punto di vista, di un'intuizione
eidetica[4] dal momento che conduce all'eidos delle cose, ossia ai
fenomeni nella loro manifestazione all'interno della coscienza di chi
pensa[5]. 
Questo, a detta di Ricouer, il più grande merito della
fenomenologia, ovvero aver elevato al rango di scienza, via la
riduzione per epochè, l'investigazione dell'apparire[6],
ossia della manifestazione dei fenomeni, in quanto plesso a partire
dal quale, e solo successivamente, si definiscono i ruoli
complementari del soggetto, che conosce, e dell'oggetto, che viene
conosciuto.
Nelle Ricerche logiche,
per dirla altrimenti, Husserl ha di mira non la logica, ma il
meccanismo coscienziale che rende possibile i pensieri delle cose,
ovvero la scienza dei fenomeni rispetto alla quale, infatti, il
metodo della fenomenologia è unicamente un metodo di fenomeni[7].
Note
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[1] Cfr. P. Ricouer, Studi di fenomenologia. Verso il formalismo giuridico?, Giappichelli, Torino, 2009,
 p. 112: «Di
 diritto il Cogito
 è il soggetto trascendentale».
[2] Cfr. N. Ghigi, Dalla Vorhandenheit all'eidetico:
 una riflessione sul superamento fenomenologico dell'atteggiamento
 naturale,
 Dialegesthai.
 Rivista telematica di filosofia [in
 linea], anno 5 (2003) [inserito il 31 gennaio 2003], disponibile su
 World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [89
 KB], ISSN 1128-5478,
 contenuto on – line: http://mondodomani.org/dialegesthai/ng02.htm. 
[3] Cfr. P. Ricouer, op. cit.,
 p. 121: «La
 grande scoperta della fenomenologia è che l'Io Penso, non è solo
 il riferimento delle 'altre' scienze, ma è da se stessa una “sfera
 d'essere” (ein Seinsphäre) che si presta una esperienza
 articolata e strutturata».
[4] Cfr. A. A. Bello,
 Husserl
 interprete di Kant, Dialegesthai.
 Rivista telematica di filosofia [in
 linea], anno 7 (2005) [inserito il 7 luglio 2005], disponibile su
 World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [91
 KB], ISSN1128-5478,
 contenuto on – line:
 http://mondodomani.org/dialegesthai/aab02.htm.
[5] Cfr. P. Ricouer, op. cit.,
 p. 157: «L'atto
 di riduzione scopre la relatività di ciò che appare alla coscienza
 operante; questa relatività definisce esattamente il fenomeno».
[6] Ivi, p. 191: «La
 gloria della fenomenologia consiste nell'aver elevato a dignità di
 scienza, mediante la “riduzione”, l'investigazione
 dell'apparire».
 Cfr. R. Bodei, La
 filosofia del Novecento,
 Donzelli, Roma, 20062,
 p. 109: «la
 coscienza è «intenzionalità», è sempre coscienza di qualcosa,
 dimodoché non esiste da un lato la coscienza e dall'altro la cosa,
 da una parte il soggetto e dall'altra l'oggetto, ma sempre un legame
 bipolare inscindibile e costitutivo».
[7] Cfr. R. M. Lupo, Questioni
 di metodo. Sullo statuto fenomenologico della metafisica,
 Dialegesthai.
 Rivista telematica di filosofia [in
 linea], anno 15 (2013) [inserito il 10 luglio 2013], disponibile su
 World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [65
 KB], ISSN 1128-5478,
 contenuto on – line:
 http://mondodomani.org/dialegesthai/rml01.htm.
 
 
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