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giovedì 27 febbraio 2014

Caro Matteo, ti scrivo ...

(su invito dell'attuale Presidente del Consiglio dei Ministri - non Premier, come erroneamente si dice da più parti, mi sono permesso di inviare stamane la seguente mail, che pubblico in questa sede per conformità ...)



Caro Matteo,

come avevi invitato a fare, ti scrivo per esporti quelle che, a mio modesto avviso, in qualità di lavoratore nel mondo della scuola, sono le “vere” emergenze da affrontare. Siccome, però, sono scettico rispetto alle tue reali intenzioni o alle tue effettive possibilità di incidere sulla materia, la presente non sarà una mera esposizione di “lamentele” o doglianze di categoria, una tra le altre cose meno ascoltata o presa sul serio in questo nostro disgraziato Paese, ma anche una serie di misure che, per quanto finanziarmente gravose – ma non sta mica a me pensare anche a dove trovare il denaro -, possono contribuire a ben indirizzare verso felice soluzione la situazione attuale, a patto però che si desideri davvero affrontare le emergenze del sistema d'istruzione.


Veniamo alle emergenze:

1) edilizia scolastica (inutile nascondercelo: le scuole pubbliche italiane sono trappole mortali sia per gli utenti che per gli operatori);
2) dequalificazione professionale (inutile tacerlo: attualmente gli operatori sono vessati da una deriva verticistica dell'organizzazione del servizio scolastico ed esposti ad una costante proletarizzazione del proprio ruolo sociale);
3) la sostanziale anomia morale degli utenti (inutile fa finta di nulla: scomparse le famiglie, i nostri alunni sono “animali” cresciuti da soli, rispetto ai quali nessuna norma di buon senso o di costumanza appare credibile).

Non vi sono altre criticità, a mio modo di vedere.
Veniamo ora alle proposte:

a) messa in sicurezza dell'intera rete scolastica (inconcepibile, ad esempio, che i comuni non bonifichino edifici costruiti in amianto …);
b) gli operatori della scuola hanno un contratto nazionale scaduto nel 2009. Siccome non è ragionevole pensare che nel frattempo l'inflazione sia rimasta ferma, che aspettiamo a recuperare il potere d'acquisto delle retribuzioni? Per inciso: devono essere ancora, come sempre, i lavoratori dipendenti della scuola a pagare manovre economiche e revisioni di spesa? Oppure, vi sono altri settori sui quali poter intervenire? Detto in breve: la nostra parte l'abbiamo fatta, ora tocca ad altri;
c) come ulteriore specificazione del punto (b): non ha senso prefigurare un'abolizione dell'attuale sistema, benché “ibernato”, di progressioni automatiche delle retribuzioni in base all'anzianità di servizio. Se si vuole premiare davvero i docenti, a detta della “gente”, meritevole, si deve pensare ad un sistema parallelo ed integrativo a quello per anzianità e che prenda in considerazione non le performances – che brutta parola! - degli alunni, peraltro v'è utenza e utenza – basta che tocchi in (mala)sorte un istituto professionale di periferia del profondo sud e addio aumenti salariali! -, ma l'effettivo numero di ore di lavoro del diretto interessato. Peraltro, noi docenti siamo i soli, credo, che terminato l'orario scolastico, continuano a lavorare a casa, a gratis s'intende, come peraltro ben saprai, caro Matteo, attraverso tua moglie, con produzione di prove, preparazione di lezioni, correzione di compiti, auto-aggiornamento, anch'esso a gratis s'intende, etc. Dateci allora un luogo idoneo, un cartellino e una tabella di emolumenti su base oraria, e possiamo farti vedere che aumento di produttività! Certo se, al contrario, tale aumento di produzione la si desidera senza ulteriori oneri per lo Stato, allora che parliamo a fare?
d) ancora due modeste proposte, come completamento dei punti (b) e (c): x) bisogna integrare gli attuali emolumenti con una indennità da rischio per tutti gli operatori che lavorino in istituti professionali e/o tecnici, esposti come sono, anche rispetto alla propria incolumità fisica, con l'utenza di più bassa qualità in assoluto!; xx) introdurre il riconoscimento di “professione usurante” per tutto il personale, penso in primo luogo ai docenti di sostegno, che lavora a diretto contatto con gli alunni disabili. In breve, prevedere una corrispondenza tra annualità lavorativa e raddoppio figurativo dell'anzianità contributiva. Per cui, ad esempio, se un docente di sostegno lavora in maniera continuativa per dieci anni sul sostegno, potrà vantare un'anzianità contributiva pari a venti anni. Insomma, se ci si usura, perché non “premiare” con un anticipo sull'età utile per il pensionamento (senza però penalizzazioni sull'assegno pensionistico)? In un Paese civile, si dovrebbe fare …
e) la scuola, e penso alle realtà più disagiate e con la peggior utenza possibile, contesti che rasentano il riformatorio o la comunità, dovrebbe ristabilire la propria funzione educativa di luogo civile. Non si può tollerare tutto, non si possono accogliere tutti … Intendo dire che un sistema sanzionatorio che unisca efficacia a tempestività, con regole certe sull'intero territorio nazionale, sarebbe utile sia a tutelare chi lavora in simili situazioni sia ad assicurare un più efficace investimento sulle risorse umane (del futuro). No? La scuola dell'accoglienza serve solo come attività meschina e pietosa di baby – sitteraggio, di surroga, peraltro inadeguata, delle mancanze familiari …. cambiamo, invece, il messaggio: non puoi fare quel che vuoi, perché ti espelliamo seduta stante dal sistema, ma se t'impegni, ti sorreggiamo per davvero lungo l'intero percorso!
f) caro Matteo, non voglio tediarti ancora, ma c'è un'ultima emergenza da affrontare: gli attuali stipendi, soprattutto di personale ATA, del personale precario e dei primi due ordini di scuola, oltre al livello iniziale di quello docente, sono troppo bassi. Una società dell'informazione dovrebbe premiare i lavoratori della conoscenza, non umiliarli in questo modo. Allora, ti suggerisco la seguente idea: raddoppiamo da subito il livello stipendiale più basso (certo non diminuendolo agli altri, s'intende! E come una bieca idea politica attuale vorrebbe invece suggerire ….). 


In conclusione, ti chiedo: vuoi davvero ascoltare chi, come me, lavora a scuola e sa di cosa parla? Oppure, vuoi solo farti bello? Le emergenze ci sono, latitano le risposte della politica …

Alessandro Pizzo
Docente


(immagine tratta da: http://notizie.tiscali.it/media_agencies/14/01/14/ba406ea9ef35747d70b5cf3a30a8663a.jpg_415368877.jpg)

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