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domenica 7 aprile 2013

Vedere e non vedere

"Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”

(Gv XX, 19 - 25)

Tommaso è una figura emblematica che ben si presta a descrivere l'atteggiamento corrente al culmine della mentalità postmoderna: considerare qualcosa di prodigioso 'possibile', ma privo della pur necessaria evidenza per venir creduto come 'reale'.


Il Risorto fa visita ai suoi discepoli, e Tommaso non se ne avvede, Tommaso non lo vede, non lo riconosce. 


E pone la famosa condizione per poter concedere il suo sentito assenso, atteggiamento in cui consiste la fede. 


Eppure, pur essendo cieco inizialmente, soddisfatto nella sua condizione per poter credere, Tommaso è il primo a riconoscere il Cristo come Risorto. V'è un parallelo in questa vicenda: i discepoli di Emmaus. Il Risorto si accosta a loro nel cammino ma loro non lo riconoscono, Lui parla loro, spiega loro il senso di quanto accaduto ed ancora i loro occhi restano velati, cenano pure con Lui ed ancora non sono pronti a riconoscerlo. Solo quando finalmente spezza il pane lo riconoscono. 


Solo quando il Risorto mostra a Tommaso le sue piaghe, i segni dei chiodi, della Passione, ed anche della Morte, Tommaso apre gli occhi e lo riconosce.


E quante volte anche noi vediamo senza scorgere? Vediamo senza riconoscere? Crediamo di essere desti e invece ... 


La fede, però, non dipende necessariamente dalla condizione posta da Tommaso, "perché mi hai veduto, hai creduto", ma da quella circolarità paradossale che consiste nel cercare al termine di un percorso quanto era già all'inizio. Come ci dice Agostino: cerchiamo Dio non perché non lo abbiamo, ma solo perché già è con noi. Così per la fede: c'è non perché l'abbiamo trovata, ma perché è da sempre con noi. D'altra parte, non la cercheremmo se non l'avessimo già. 


E Tommaso? Tommaso descrive quel che può capitare a ciascuno di noi: cercare qualcosa che già si ha e che non riconosciamo come tale. Oppure, non rendersi conto di avere presso di sé proprio quel che, invece, si va cercando altrove.







(immagine tratta da: http://www.diocesiverona.it/s2ewdiocesiverona/allegati/15568/Risorto%20e%20Tommaso.jpg)

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