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venerdì 11 gennaio 2013

Se la scuola capir vorrai ...

... legger questo post dovrai!


Precedentemente, ho descritto la profonda sensazione di frustrazione ed inadeguatezza che prende oggi alla gola un qualsiasi operatore scolastico.


Nel presente post vorrei aggiungere quel che in genere passa per la testa di un normalissimo utente del servizio scolastico.



Riporto un ragionamento esposto da un alunno di primo anno, un ragazzo non eccezionale, nella "norma", un soggetto abbastanza banale, scontato, prevedibile, come tanti altri che affollano le nostre aule e i nostri corridoio, il quale, per giustificare la sua condotta "violenta" durante un triste episodio realmente verificatosi, adduce un insegnamento del padre, a mo' di massima morale esemplare:


"un giorno mio padre mi ha detto: "Guai a te se ti fai mettere i piedi in testa da qualcuno" e siccome quello là mi sembrava che mi prendesse in giro, gliel'ho fatta vedere!"



Un discorso così riportato entro un contesto scolastico e a seguito di un episodio grave di indisciplina appare per certi aspetti comico, e tragico insieme, in quanto il padre non intendeva certo dire al figlio che deve fare a pugni con chiunque, ma che deve farsi rispettare entro i normali limiti della decenza. O almeno questo è quanto comprenderei io se mio madre mi avesse posto un simile insegnamento ...


La cosa grave è che la morale riportata dall'alunno è per giunta formalizzabile, entro certi limiti:

[RM]
1. non devo farmi mettere i piedi in testa da nessuno;
2. quello lì vuole farmi le scarpe;
3. gli do' una lezione.


La natura cogente del ragionamento [RM] potrebbe indurre a pensare che la logica possa giustificare il comportamento dell'alunno, moralmente riprorevole nel caso specifico, ma le cose non stanno affatto così. La logica non può valutare la bontà morale di premesse e conclusioni, rispetto alle quali resta estranea, neutrale, ma può solo render conto del percorso cognitivo in forza del quale un operatore ha operato una decisione specifica.



Il discorso tenuto dal ragazzo in sua difesa, pro domo sua, non invalida il vincolo a-valoriale della logica, ma solo quello meccanico in virtù del quale la logica può pure fornire una veste geometrica ai comportamenti umani. Ma 'geometrico' in questo caso non significa affatto 'razionale', solo che entro determinati contesti appare sensato il comportamento del ragazzo in questione. E sensato non equivale a moralmente corretto! Non vi corrisponde de jure, figuriamoci de facto!


I nostri alunni hanno la testa vuota? Un ragionamento del tipo qui esposto mostra di no: solo che le facoltà cognitive, come quelle morali, sono usate erroneamente, sono utilizzate malamente. E, generalmente, solo ex post, al fine di giustificare decisioni già prese.



In certi casi appaiono più uno spreco! Un deprecabile spreco ...




Il ragazzo avrebbe potuto, e dovuto, chiedersi piuttosto "cosa farebbe mio padre in questo caso?" anziché declinare in concreto, senza contestualizzazione critica, la massima paterna del farsi rispettare da tutti ...




Nutro, però, e comunque, un retro-pensiero: e se invece il ragazzo avesse interpretato correttamente la massima paterna? E se il padre intendesse proprio quanto fatto dal figlio? In tal caso, avremmo capito male tutto e la scuola non avrebbe più alcun posto, o ruolo, nell'educazione delle giovani generazioni.


Volete forse, a questo punto, che lo sconforto di chi vi lavora non aumenti a dismisura?



Credo, a questo punto, che ci paghino troppo poco per fare le guardie del corpo dei cari figlioletti angelici di siffatti genitori - educatori ...





Ma questo è solo il post di un anonimo blog nella marea sterminata di internet ... meglio pensare alla scuola 2.0 (che prendere in mano la questione educativa dei nostri giovani)! 



Almeno così potremo bearci di ameni sogni e non soffrire per la realtà nuda e cruda, così poco prona ai dolci sogni della fantasia.






(immagine tratta da: http://www.skuola.net/news_foto/combattere_bullo.gif)

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