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venerdì 10 maggio 2013

Democrazia e tessuto sociale ....




"La democrazia funziona male fino a non poter più sopravvivere quando i conflitti interni – politici, sociali, economici, culturali, etnici – rendono fragile oppure addirittura impossibile la convivenza, quando cioé il patto di accettazione delle regole comuni viene troppo indebolito oppure spezzato"

(M. L. Salvadori, Il Novecento. Un'introduzione, Laterza, Roma – Bari, 2004, p. 170)




Siamo alle prese con la democrazia indiretta, ossia quella particolare forma di governo ove le decisioni che riguardano tutti non sono prese da tutti, ma solo da una ristretta rappresentanza.




Nel collo di bottiglia della rappresentanza può certamente capitare, come patologia del sistema, che la tensione comune diretta al bene comune venga a meno a seguito del prevalere, in seno a tale coorte rappresentativa, di interessi faziosi, ossia di parte, i quali, a lungo andare, possono anche indebolire la tenuta del tessuto sociale di tutti.



Questo perché la società, ossia tutti, sta assieme solo se vige un patto non scritto di accettazione di un corpus di regole comuni.




Se il social network delle regole comuni, ossia del bene di tutti, viene strappato, perché tirato ora qua ora là da dai sotto - gruppi del gruppo comune, decade la stessa rete sociale, frammentata in brandelli  e sotto - trame del fu gruppo sociale di partenza.




La democrazia ha questo di inusitato ed incredibile, oltreché meraviglioso: può facilmente degenerare in un'implosione del tessuto sociale che la costituisce.


Ma, gioco tra i giochi, la morte di una democrazia, ossia l'equilibrio tra le parti di un insieme sociale, può far nascere subito un'altra democrazia, ossia un altro equilibrio tra le parti di un insieme sociale.



(immagine tratta da: http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:ANd9GcTiWn6nbXN9PRPJrfA0sAowbO3fGKY1_4OYUWKa_sl6d7OFW9xT)






Alessandro Pizzo

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