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martedì 16 luglio 2013

La scuola di pochi ...

"le stesse forme di sapere e di pensiero tradizionalmente coltivate nei sistemi scolastici e formativi generano nuove forme di disparità, nuove barriere cognitive e comunicative che ostacolano la costruzione attiva e critica della conoscenza"

(R. Buono, Conoscenza e inclusione formativa, ESA, Pescara, 2010, p. 47)

La scuola divide.

Anche i suoi utenti.

Alcuni innalza, altri abbassa.

Sempre arbitrariamente.

Violentemente, anche.

Ma le moderne patologie che affollano la vita comune trovano un singolare risalto a scuola: incomunicabilità; barriere di varia natura; nuove disparità; e così via.

Se il contesto appare irrimediabilmente questo, come comportarsi di conseguenza? Quali azioni mettere in pratica, perlomeno per "salvarsi"? Quantomeno per apparire almeno un poco "decenti"?

La scuola di "tutti" diventa sempre più la scuola di "pochi", e non per forza di cosa anche "buoni" (la mia esperienza personale parla da sola ...).

E il mio lavoro, in passato il lavoro "per tutti", diventa sempre più l'avvilente e squalificante lavoro per "pochi", con una gamma schizofrenica di variazioni sul tema che passano dal "docente tutto-fare" al docente "usciere", passando ovviamente per il docente "secondino".

Che fine ha fatto la nostra speranza? che fine hanno fatto i nostri sogni quando pensavamo di esercitare in futuro proprio questa professione? E se si appiattiamo allo squallore del quotidiano, di una realtà già di per sé disperata, che merito ne avremo? In cosa saremo i cosiddetti "promotori di speranza"?

Ad internet, spero non equivalga al generico "nulla", affido questi miei pensieri "ad alta voce" ...


(immagine tratta da: http://www.ceisroma.it/upgrade/wp-content/uploads/2012/05/docenti.jpg)

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