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martedì 8 aprile 2014

Nussbaum su disabilità e diritti

Prendendo le mosse dal post Nussbaum su disabilità e giustizia  immaginiamo ora di condurre delle riflessioni conclusive.



La filosofia statunitense prende sì le mosse dalla teoria politica contrattualista, a suo dire la più robusta tra tutte le teorie politiche le quali intendano coniugare la cooperazione sociale con ampi margini di libertà individuale, ma se ne discosta cercando, in maniera originale, di calare la bontà teorica della costruzione ideale all’interno delle concretezze storiche, e quotidiane, che viviamo. 


Solo così, infatti, diviene possibile comprendere appieno il tipo di discorso che la Nussbaum compie intorno alla disabilità e alla corrispettiva giustizia dovuta. 


Le persone disabili non vanno viste come persone in qualche modo, e in qualche misura ,“limitate”, e, per ciò stesso, anche meno produttive rispetto a tutte le altre, ma vanno considerate come soggetti politici la cui dignità va commisurata agli specifici bisogni delle singolarità, e non ad un modello normalista solo presuntivamente la “norma”. 


Al modello onnipresente, e poggiante su una razionalità rarefatta ma non reale, della normalità di funzionamento, fisico e psichico, suggerisce l’autrice, dobbiamo sostituire un altro modello, più aderente alla realtà quotidiana e che leghi lo sviluppo personale a dieci soglie minime di capacità. 


In modo particolare, possiamo notare come il suo famoso elenco di capabilities non sia affatto un gioco al ribasso, ma, al contrario, lo stabilimento di una soglia minima di garanzia pubblica nei confronti dei bisogni speciali di ciascuno essere umano. Ogniqualvolta le istituzioni pubbliche non garantiscono perlomeno il raggiungimento di una sola di tali soglie, esse commettono delle ingiustizie sociali e, per di più, appaiono essere delle istituzioni nemmeno decenti. 



Come si vede, allora, l’approccio della Nussbaum è non solo innovativo, ma anche migliorista dal momento che, ponendo un limite sul ribasso delle prestazioni pubbliche, impone di conseguenza un rilancio progressivo sulle libertà individuali e sullo sviluppo delle persone.



Un tal discorso generale, che vale per ciascun animale umano, vale a maggior ragione nei confronti delle persone disabili per le quali, proprio a causa dell’enorme svantaggio sociale di partenza, in misura maggiore s’impone una politica pubblica tesa a garantire anche a loro il raggiungimento delle soglie minime nell’elenco delle capacità personali.




Una volta che siano stati definiti i contorni degli orizzonti morali e politici della disabilità umana, prende origine il correlato dibattito pubblico inerente ai diritti dei soggetti disabili all’interno di una comune cornice sociale e sul come garantirli e promuoverli in sede giuridica.




Anche se, a dire il vero, Nussbaum non si addentra in tale discorso, lasciando che siano le realtà sociali e giuridiche a stabilire come realizzare concretamente le dieci soglie individuate.





(url immagine: http://www.superando.it/files/2012/11/nussbaum-martha.jpg)

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