Prendendo le mosse dal post Nussbaum su disabilità e giustizia immaginiamo ora di condurre delle riflessioni conclusive.
La
filosofia statunitense prende sì le mosse dalla teoria politica contrattualista,
a suo dire la più robusta tra tutte le teorie politiche le quali intendano
coniugare la cooperazione sociale con ampi margini di libertà individuale, ma
se ne discosta cercando, in maniera originale, di calare la bontà teorica della
costruzione ideale all’interno delle concretezze storiche, e quotidiane, che
viviamo.
Solo così, infatti, diviene possibile comprendere appieno il tipo di
discorso che la Nussbaum compie intorno alla disabilità e alla corrispettiva giustizia
dovuta.
Le persone disabili non vanno viste come persone in qualche modo, e in
qualche misura ,“limitate”, e, per ciò stesso, anche meno produttive rispetto a
tutte le altre, ma vanno considerate come soggetti politici la cui dignità va
commisurata agli specifici bisogni delle singolarità, e non ad un modello
normalista solo presuntivamente la “norma”.
Al modello onnipresente, e
poggiante su una razionalità rarefatta ma non reale, della normalità di
funzionamento, fisico e psichico, suggerisce l’autrice, dobbiamo sostituire un
altro modello, più aderente alla realtà quotidiana e che leghi lo sviluppo
personale a dieci soglie minime di capacità.
In modo particolare, possiamo
notare come il suo famoso elenco di capabilities non sia affatto un
gioco al ribasso, ma, al contrario, lo stabilimento di una soglia minima di
garanzia pubblica nei confronti dei bisogni speciali di ciascuno essere umano.
Ogniqualvolta le istituzioni pubbliche non garantiscono perlomeno il raggiungimento
di una sola di tali soglie, esse commettono delle ingiustizie sociali e, per di
più, appaiono essere delle istituzioni nemmeno decenti.
Come si vede, allora, l’approccio
della Nussbaum è non solo innovativo, ma anche migliorista dal momento che,
ponendo un limite sul ribasso delle prestazioni pubbliche, impone di
conseguenza un rilancio progressivo sulle libertà individuali e sullo sviluppo
delle persone.
Un tal
discorso generale, che vale per ciascun animale umano, vale a maggior ragione
nei confronti delle persone disabili per le quali, proprio a causa dell’enorme
svantaggio sociale di partenza, in misura maggiore s’impone una politica
pubblica tesa a garantire anche a loro il raggiungimento delle soglie minime
nell’elenco delle capacità personali.
Una
volta che siano stati definiti i contorni degli orizzonti morali e politici
della disabilità umana, prende origine il correlato dibattito pubblico inerente
ai diritti dei soggetti disabili all’interno di una comune cornice sociale e
sul come garantirli e promuoverli in sede giuridica.
Anche se, a dire il vero, Nussbaum non si addentra in tale discorso, lasciando che siano le realtà sociali e giuridiche a stabilire come realizzare concretamente le dieci soglie individuate.
(url immagine: http://www.superando.it/files/2012/11/nussbaum-martha.jpg)
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