"È la
Scuola Comunità di Apprendimento l’orizzonte di riferimento pedagogico,
sociale, ‘politico’ e, al tempo stesso, formativo, didattico e organizzativo
per la messa in atto di simili condizioni. È ad essa che conviene guardare, o
meglio, è alla sua costruzione che dovremmo/dovremo lavorare. È alla Scuola
Comunità, quindi, che deve orientare la sua azione, in primo luogo, il
dirigente scolastico nell’espletare le sue funzioni di impulso, coordinamento e
direzione a riguardo dell’erogazione del servizio pubblico educativo e di
istruzione nell’istituzione scolastica alla quale è preposto"
(G. Mondelli, Dirigere la scuola al tempo della globalizzazione. L’azione del dirigente scolastico nella società della conoscenza, Anicia, Roma, 2012, p. 356)
Questo sarebbe un bene per tutti, operatori ed utenti, il problema, però, è altrove: come si può pensare di migliorare generalmente il servizio mentre contemporaneamente si tagliano le risorse che dovrebbero finanziarlo? Da noi è un problema pluridecennale, ma sta ormai rasentando l'interruzione del servizio stesso.
D'altra parte, non è ragionevole pretendere che gli operatori lavorino (quasi) gratis e comunque con retribuzioni ben al di sotto del costo della vita ...
Delle due l'una: o al decisore politico non importa infine un fico secco del servizio pubblico di istruzione oppure scova altrove le risorse necessarie al fabbisogno dello Stato ...
Al lettore la scelta di una o dell'altra possibilità!
Nessun commento:
Posta un commento
Se desideri commentare un mio post, ti prego, sii rispettoso dell'altrui pensiero e non lasciarti andare alla verve polemica per il semplice fatto che il web 2.0 rimuove la limitazione del confronto vis-a-vi, disinibendo così la facile tentazione all'insulto verace! Posso fidarmi di te?