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mercoledì 26 giugno 2013

Ambiguità

"L’espressione linguistica tipica (ma non esclusiva) di una norma è un enunciato deontico: un enunciato che attribuisce una qualificazione deontica a un comportamento o un’azione. Gli enunciati deontici, però, sono affetti da una peculiare ambiguità. In contesti diversi, un unico e medesimo enunciato deontico può venire interpretato: 1) come espressione di una prescrizione, o di una norma; 2) come affermazione dell’esistenza di una norma […] Questa duplice possibilità d’interpretazione degli enunciati deontici è il riflesso di una duplice possibilità d’uso degli enunciati deontici. Un unico e medesimo enunciato deontico può venire usato, in contesti diversi: 1) al fine di prescrivere un certo comportamento, ossia di affermare che un certo comportamento è obbligatorio, vietato, permesso; 2) al fine di dichiarare che una certa norma esiste, cioè: al fine di informare qualcuno del fatto che secondo una certa persona, o una certa comunità di persone, o una certa cultura, o una certa norma, o un certo sistema normativo, un dato comportamento è obbligatorio, vietato, permesso"



(B. Celano, Dialettica della giustificazione pratica. Saggio sulla Legge di Hume, Giappichelli, Torino, 1994, p. 91)



Questa l'ambiguità di fondo del linguaggio normativo: discordanze sulla funzione o sugli usi del linguaggio medesimo? Ai posteri l'ardua ed inesausta questione.

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