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venerdì 21 giugno 2013

La difficile arte del bilanciamento ...



Certamente oggi in Italia è difficile essere un giudice della Corta Costituzionale, chiamato più volte nel corso dell'anno a dirimere questioni dottrinarie, di principio e di lealtà tra parti dello Stato ...


Oggi si è fatto difficile il lavoro della Consulta sempre più esposta all'eccessiva litigiosità, tanto in orizzontale quanto in verticale, di tutti i giorni ...



Un giudice della Consulta oggi non può più stare tranquillo, il suo difficile mestiere da "straordinario" sta divenendo oramai "ordinario", non passa quasi più giorno senza che la sua arte non venga interpellata, e tirata a destra e a sinistra a seconda della convenienza di parte ...


Difficile appare oggi la difficile arte del bilanciamento dei principi e degli interessi di parte in un'ottica di giustizia costituzionale ...


Tutti vogliono avere ragione, e nessuno torto ...


Come i giocatori viziati di qualche top club, anche non facendone tuttavia parte, ognuno si lamenta dell'arbitro ...



Ciascuno si lamenta dell'ago della bilancia, al punto che se pende in direzione opposta alla mia, posso gridare allo scandalo, alla denegata giustizia, al colpo di Stato, e così via ...



Ovviamente, non è così ma che importa? La pubblica opinione, tranquilla nella sua percezione mediana e qualunque, recepisce che dei giudici mi stanno facendo un torto ...


Nessuno accetta più di perdere, figuriamoci se si può accettare un verdetto sfavorevole, sia pure di equilibrio costituzionale ...



Ho già sviscerato la fenomenologia del berluscones, dedico qui poche battute di commento all'ultimo increscioso episodio di persecuzione giudiziaria, la guerra dei vent'anni amplificano le sue emittenti, occorsa all'unto sceso tra i miserabili uomini comuni per salvarli, anche se non è affatto chiaro da "che cosa" ...



Giorno 19 Giugno 2013 la Consulta ha rigettato un ricorso, a sua volta sollevato nel 2011 dalla Presidenza del Consiglio, del Berlusconi il quale contestava al Tribunale di Milano il non aver accordato un rinvio di un'udienza ad altra data. Premesso che di per sé il Legittimo impedimento, così come propagandato dalla stampa "amica", e in parte anche dalla stampa "nemica", è una grava offesa all'uguaglianza formale di tutti i cittadini di fronte alla legge, a meno che non si voglia accettare la formula Ghedini - Pecorella del "primus inter pares", variante formale dell'adagio comune "tutti eguali ma alcuni più eguali degli altri", e che quel che viene ribadito, per via ordinaria, è un principio costituzionale ovvio, per non dire banale, relativo alla lealtà tra apparati dello Stato, nonché tra rispettivi organi, di Governo e di Amministrazione giudiziaria, vediamo come i supremi giudici abbiano deciso come logica vorrebbe: avendo l'imputato spostato la medesima udienza più volte e una volta concordata, tra accusa e difesa, un data disponibile, l'imputato ha spostato una riunione del Consiglio dei Ministri proprio in tale data, senza motivi d'urgenza e senza spiegare più di tanto, il nuovo impedimento al Collegio giudicante. Ne consegue che bene ha fatto la Corte a procedere ugualmente all'udienza senza accettare un ulteriore rinvio.


Premesso ciò, veniamo ora ad esaminare la logica che sta dietro le ricostruzioni a posteriori della decisione della Consulta (rigetto del ricorso per violazione delle differenze di attribuzione tra diversi poteri dello Stato: la Magistratura avrebbe invaso la sfera di competenza dell'Esecutivo ...): siccome non è possibile che si diano due vincitori, ma solo una parte vince mentre l'altra perde, ecco che scatta l'accusa nei confronti dell'arbitro, in questo caso la Consulta, il supremo Organo, il Tribunale di legalità costituzionale. E come lo si fa? Proseguendo nella medesima logica binaria della competizione politica, o, se si preferisce, manichea: o con me, o contro di me! Pertanto, se la Consulta dava ragione a me, allora potevo dire che "la Corte ha stabilito il sacrosanto principio della sovranità dell'Esecutivo nei confronti delle prepotenze della Magistratura"; altrimenti, avrei potuto dire, ed effettivamente ho detto, che "la decisione della Corte è di natura politica la quale crea un grave vulnus per la democrazia dato che viene stabilito il principio della subalternità della politica alla magistratura".


Come si vede, pertanto, stante tale distopia deformante, che rimbalza nella gran cassa mediatica, questa è, a mio sommesso parere la somma della questione morale nostrana e del difetto di democrazia, ambedue eredità gravi dell'equivoco del '92, dal quale non usciamo, difficile appare l'arte del giudice costituzionale: barcamenarsi tra interessi contrapposti e dover bilanciare tra concorrenti principi ...


Qualunque sia la decisione, le reazioni seguono la medesima logica esclusiva: con una possibilità o con l'altra! 


Di fronte alla decisione, sembra che si debba per forza di cose prendere parte, pronunciarsi con una delle due contrapposte!


I berluscones, ovviamente, con il famoso perseguitato, novello Socrate, gli altri con i giudici ...


E qui sta il doppio, quanto speculare errore, a mio sommesso parere: se la Consulta ha deciso così, vorrà dire che ha ragione; si potrebbe adesso volgere lo sguardo altrove? Dedicare tempo ed energie ad altre questioni? Magari di gran lunga anche più importanti? E di carattere generale?


La Magistratura non certo bisogno di essere difesa, appunto a questo ci sono Presidenza della Repubblica e Consulta stessa.


Sintantoché ci caleremo dentro la logica contrappositiva del berlusconismo, non potremo avere alcun altro respiro né riuscire a veder altro.


E questo spiega anche il sostanziale immobilismo degli ultimi vent'anni ...


Il berlusconismo è stata una sciagura per il nostro Paese, un "tappo" per le normali logiche politiche ed istituzionali, un eccessivo corpo estraneo che si è messo di traverso nel normale fluire delle dialettiche pubbliche ...


E, forse, sino a quando non abbandonerà, spontaneamente o per raggiunti limiti fisici, l'agone della contesa politica, il suo destino personale verrà equivocato con quello della Nazione ...


O, se si preferisce, sino a quando non scomparirà dalla vita pubblica del Paese, il destino della res publica verrà equivocato con il destino suo personale ...


Ci son voluti vent'anni perché divenisse chiaro a quale disastro ci siamo consegnati, speriamo che non siano necessari altri vent'anni per uscire dall'attuale impasse!



(immagine tratta da: http://www.inchiostroverde.it/wp-content/uploads/2013/01/consulta.jpg)



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