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giovedì 26 settembre 2013

Cosa c'è che non va nella nozione di femminicidio?



Da qualche tempo i media non fanno altro che catalogare notizie di cronaca nera sotto l'etichetta rosa del femminicidio, vale a dire dell'omicidio di esponenti del genere femminile.



Desidero in questa sede compiere alcune brevi considerazioni né ipocrite né scontate, per scomode che, ovviamente, possano risultare.



Se per femminicidio s'intende l'uccisione di singoli del genere femminile, mi chiedo come mai non esista la locuzione paritetica, ma di genere inverso, del maschilicidio. Il fatto che non se ne trovi traccia da nessuna parte, mi spinge a considerare tale locuzione meramente ingannevole perché ritaglia delle informazioni da un contesto molto più vasto ed aggregato per ipostatizzare una fattispecie esistente solamente nella comunicazione mediatica, e, per effetto conseguente, anche nella percezione sociale (ove, per 'percezione sociale' deve intendersi la comune percezione inerente alla sensazione di sicurezza personale, a prescindere dal genere di appartenenza ...).



Ma esiste la fattispecie in questione? Ossia, è davvero serio parlare di qualcosa come il femminicidio? Riflettiamoci sopra. Abbiamo una nozione la quale disaggrega dal computo totale ed annuale degli omicidi un numero di omicidi di singoli femminili. Si tratta di un modo corretto di procedere? Temo di no, anche perché gli omicidi di singoli del genere femminile non sono certo una novità, cosa che, di per sé, sconfessa di colpo il sensazionalismo mediatico che ha scoperto, quasi per caso, l'esistenza della fattispecie in questione: l'assassinio di singoli di genere femminile. Peraltro, una simile scomposizione del dato statistico ha anche altri due effetti: 1) occultare la consistenza stessa dell'eventuale fenomeno presente (se e in che misura il fenomeno si sia incrementato negli anni); e, 2) svalutare la gravità degli altri omicidi (es. maschilicidi; infanticidi; etc.).



Mi si potrà dire che sto equivocando, cosa possibile, non lo nego, non a priori almeno, e che con il termine 'femminicidio' s'intende piuttosto l'uccisione di singoli femminili da parte di singoli di genere maschile. Detto in soldoni: omicidi di donne da parte di uomini. Ma è un'obiezione che rende la categoria in questione ancora più imbarazzante: in cosa consisterebbe allora la differenza cruciale di questa fattispecie da quella più generale e comprensiva di omicidio? Non ci sono infatti uomini uccisi da altri uomini? O conta di più il genere della vittima? E comunque forse che il loro numero è inferiore a quello di donne uccise da uomini?



Il terreno è pericoloso ed infido, lo ammetto, ma non me la sento di pensare come la media, o, peggio, come i media. Così accetto il rischio e rilancio.



A mio sommesso modo di vedere, s'impone il seguente problema: questa ravvivata attenzione al destino femminile è autentica o ipocrita? Se fosse autentica, il computo di omicidi femminili non andrebbe distinto dal conto generale degli omicidi, anche se se, ovviamente aggiungerei, una differenziazione di genere andrebbe fatta nel porre in atto politiche di tutela nei casi di persone in difficoltà e di prevenzione degli omicidi. Ma questo non accade, questo non dicono i media, i quali tengono il conto quotidiano degli omicidi femminili ... Secondo me, piuttosto, si tratta di un'attenzione ipocrita perché non mi pare affatto un'attenzione rivolta al genere femminile in quanto tale, ma una sorta di sanzione sociale di natura compensatoria ad un senso di colpa, vagamente quanto inconsciamente percepito, e vissuto, dall'universo maschile.



Parlare di femminicidio non appare, infatti, un discorso di genere, segnatamente femminile, ma, al contrario, un contentino, magari macabro, concesso dal maschilismo alla riprovazione sociale. Mai e poi mai, credo, una donna parlerebbe di femminicidio, così come di maschilicidio, ma solamente di omicidi. Invece, i nostri media abbondano di sensazionalismo sulle povere vittime del genere femminile, quegli stessi media peraltro che sono i più maschilisti al mondo. 


Per concludere queste brevi e scomode note, una donna non parlerebbe di femminicidio, i nostri media invece sì.




(immagine tratta da: http://www.formiche.net/wp-content/uploads/2013/08/femminicidio-scarpe.jpg)

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