"mentre Jørgensen abbozza la sua logica degli imperativi […]
la letteratura ha individuato nel suo articolo la prima formulazione di una
topica ben precisa, sin da allora chiamata con l’espressione seguente: dilemma
di Jørgensen"
(a. pizzo, Il puzzle di Jørgensen,
in i. pozzoni (cur.), Schegge di filosofia moderna XI,
DeComporre. Gaeta, 2014, p. 7)
Il segreto della distanza di Jørgensen dalla celebre topica che prende il suo nome, meglio conosciuta come dilemma di Jørgensen, è in quanto segue: mentre lui costruisce un'elementare logica degli imperativi, tutti gli altri vi vedono la definitiva asserzione della separazione tra logica delle proposizioni indicative e una logica (?) delle proposizioni imperative. O, per meglio dire, mentre Jørgensen cerca di superare il puzzle che scorge prendendo in considerazione le proposizioni normative, altri vi leggono la constatazione di un limite invalicabile tra indicativi e imperativi.
In altri termini, viene cucito addosso a Jørgensen qualcosa che lui non s'è manco sognato di costruire.
Talvolta succede nelle polemiche accademiche/editoriali. Il caso presente insegna!
(url immagine: http://inchiostrovariopinto.altervista.org/wp-content/uploads/2014/01/10609531_10204477832769526_6852246169135392546_n.jpg)
(vedi anche la recensione al volume di Antonio Marturano dedicato appunto al dilemma di Jørgensen)
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