La valutazione è entrata con forza e in maniera quasi pervasiva nella scuola, ma non è dato sapere, almeno non esattezza, con quali finalità ...
A tratti sembra un inevitabile epilogo di un lungo processo cominciato almeno trent’anni fa, e a tratti sembra quasi una sadica imposizione da parte dei poteri di turno.
Comunque la si veda, però, appare davvero ostico applicare alla dimensione formativa per eccellenza, vale a dire alla scuola in quanto tale, strumenti e metodi di management e di empowerment codificati in altri settori. Forse perché la scuola non è un luogo di produzione di semplici prodotti materiali e forse perché errato è il modello astratto assunto a pietra di paragone dei grigi omini che vi lavorano, sempre più soli, sempre più tristi, sempre più vilipesi, sempre più poveri, all’interno di una scuola progressivamente inagibile, improduttiva, inefficace, povera, tagliuzzata qua e là, e mortificata da una considerazione sociale che la desidera marginale nella formazione delle giovani generazioni ...
Il tutto, ovvero la vicenda della valutazione di sistema, a volerla dire tutta, efficace metafora di un ideale di cultura comeniana “per tutti” che si avvia mesta e in solitaria lungo il viale dimesso e sconnesso del tramonto mentre la scuola – istituzione si affolla caotica o alla coorte del potente del momento oppure corre dietro le sirene altisonanti della moda anglofana di turno.
In mezzo, però, restano gli oscuri abitanti delle – non più – comunità di apprendimento, non solo chi vi lavora, ma gli stessi studenti, privati delle loro identità e abbandonati nella terra di mezzo delle furiose guerre dei discorsi ...
(url: http://www.uhu.es/cine.educacion/figuraspedagogia/comenius1.gif)
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