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domenica 12 giugno 2016

Zambrano su pensiero e poesia #2

"La cosa del poeta non è mai la cosa concettuale del pensiero, ma complessissima e reale, la cosa fantasmagorica e vagheggiata, quella inventata, quella che ci fu e quella che non ci sarà mai. Vuole la realtà, ma la realtà poetica non è solo quella che c'è, quella che è, ma anche quella che non è; abbraccia l'essere e il non-essere in ammirevole giustizia caritativa, giacchè tutto, proprio tutto, ha diritto ad essere, finanche ciò che non ha mai potuto essere"

(M. Zambrano, Filosofia e poesia, Pendragon, Bologna, 2010, p. 45)

E qui Zambrano illumina le peculiarità del sentiero poetico, quello che diverge nettamente dalla filosofia, ovvero la tensione che possiede il poeta nello sforzo commovente e pietoso di voler cogliere tutto, il possibile con l'impossibile, la realtà con l'assenza, l'unità con la molteplicità ...

Il filosofo distingue e separa, il poeta include ed abbraccia tutto, anche quel che non è, quel che non fu, quel che non sarà mai ...

Ma non è forse questo l'anelito ultimo dell'umano, ovvero il tendere a quel Tutto che innerva ciascun essere?


(url: https://libros.com/files_ck/images/16296081788_389f573486_o.jpg)

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