"In linea di principio, gli
esseri umani sono tutti disabili sotto un certo aspetto: sono mortali, hanno la
vista debole, debolezza di carattere, soffrono terribili mal di schiena e
dolori cervicali, hanno la memoria corta e via dicendo"
(M. C. Nussbaum, Nascondere
l’umanità. Il disgusto, la vergogna, la legge, Carocci, Roma, 20132,
p. 355)
Non basta forse questo a comprendere che la disabilità non è il frutto amaro capitato in sorte a qualcuno, in genere "gli altri", ma la cifra stessa della nostra umana vulnerabilità? La somma da pagare per la nostra fragilità? Un modo, magari estremo, ma certo radicale ed integrale, per esprimere la nostra finitezza?
Siamo polvere e sangue ...
Siamo fragilità su debolezze ...
E riconoscere la stessa vulnerabilità negli altri dovrebbe indurci ad essere più umani, non negatori della stessa umanità che, volenti o nolenti, condividiamo anche con chi porta sulle proprie spalle il peso di ulteriori limitazioni naturali.
(url immagine: http://www.vatican.va/news_services/or/or_quo/293q05a1.jpg)
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