"L’attenzione alla crescita
professionale dell’insegnante, la creazione di ruoli di leadership a livello di
curricolo, lo sviluppo del coaching fra pari, l’introduzione di programmi di
mentoring, la sperimentazione di forme di «pianificazione collaborativa»,
nonché lo sviluppo di una gestione e un sistema decisionale che facciano
dell’istituto scolastico il loro punto di riferimento, sono tutte testimonianze
di come molte scuole e sistemi scolastici cerchino oggi di coinvolgere gli
insegnanti nella vita e nelle attività che avvengono al di fuori dell’aula, con
lo scopo di far loro assumere maggiori responsabilità in materie di politiche e
pratiche che vengono adottate in tale ambito"
(M. Fullan – A. Hargreaves, Cosa
vale la pena cambiare nella nostra scuola? Definire raggiungere significativi obiettivi di
miglioramento, Erickson, Trento, 2005, p. 22)
Tutto questo mi sta bene. Mi resta solo una domanda: come mai viene sistematicamente ignorata la contro - parte di qualsiasi servizio di istruzione, ovvero gli alunni? Come mai non se ne tiene conto? E come mai si reputa, a torto, che il docente abbia la soluzione ad ogni problema? L'insegnamento non è mai un flusso unidirezionale, ma sempre una relazione diadica e dinamica. Il docente non insegna se non v'è chi impara!
Ricordiamocene ogni volta che ambigui decisori politici intendano punire i docenti per il semplice fatto che sono docenti o premiarne alcuni sulla base della fortuna toccatagli in sorte di avere alunni motivati, educati e seguiti a casa ...
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