"significa che qualcosa deve
essere o deve accadere. Essa viene espressa linguisticamente mediante un
imperativo o una proposizione normativa […] L’atto il cui senso è qualcosa che
viene ordinato, prescritto, è un atto di volontà. Ciò che viene ordinato,
prescritto, è anzitutto un determinato comportamento umano. Chi comanda,
prescrive qualcosa, vuole che qualcosa debba accadere. Il dover essere, la
norma, è il senso di un volere, di un atto di volontà e […] è il senso di un
atto diretto al comportamento altrui, e cioè di un atto secondo cui un altro
soggetto (o altri soggetti deve (o debbono) comportarsi in un certo modo"
(H. Kelsen, Teoria generale delle norme, Einaudi, Torino, 1985, p. 4)
Kelsen e la norma.
Kelsen e il linguaggio quotidiano al servizio della filosofia delle norme.
Kelsen e la "strana" concezione irrazionalista di norma.
Kelsen e l'eccesso di volontarismo come nucleo fondamentale di ciascuna norma.
Kelsen e ... gli eccessi di un uomo in mezzo al guado tra filosofia neopostivista e filosofia postpositivistica.
In ogni caso, un luogo teoretico imprescindibile, fosse anche solo di transito.
(url immagine: http://www.juragentium.org/topics/thil/pics/kelsen.jpg)
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